
Lo straordinario vento di scirocco circolato nelle ultime ore ha fatto sì che l’isola raggiungesse improvvisamente i 38-40 gradi, alimentando decine di roghi che sono scoppiati in diversi comuni del palermitano e del messinese, ma anche delle provincie di Agrigento e Messina.
Colpita in particolar modo la zona delle basse Madonie, verso Cefalù: l’autostrada A20 è stata chiusa in tutti e due i sensi tra Buonfornello e Castelbuono. Ma le fiamme hanno raggiunto persino i centri abitati coinvolgendo case, costruzioni e alberghi. Chiusa la statale 113 tra Lascari e Cefalù, e a Monreale è stato persino evacuato un asilo all’interno del quale una cinquantina di bambini sono stati leggermente intossicati dalle nubi.
Il punto più critico si è tuttavia registrato nella zona madonita, dove le fiamme hanno lambito abitazioni private e in cui i sindaci si sono visti costretti a dare ordinanza di evacuazione di case e scuole. «Siamo letteralmente invasi dalle telefonate – ha raccontato un vigile del fuoco del posto – la centrale operativa è in tilt».
La situazione è tuttora molto critica, dunque, ma l’entrata in funzione del “piano emergenza caldo 2016” dell’Asp di Palermo ha mobilitato parecchi interventi che in teoria avrebbero dovuto entrare in azione solo due settimane più in là: «Tenendo conto delle alte temperature previste in giornata – ha motivato il direttore generale dell’Asp Antonio Candela – abbiamo ritenuto opportuno anticipare l’entrata in funzione del Piano emergenza. Abbiamo allertato i Pronto Soccorso di città e provincia e attivato l’unità di crisi che sta monitorando l’evolversi della situazione».
Restano tuttavia da chiarire le cause del fenomeno, sebbene qualcuno parli con certezza dell’ipotesi dolosa.
Matteo D’Apolito